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Il commercio illegale di cuccioli allo studio della Commissione Europea

Il benessere degli animali e il contrasto al commercio illegale di cuccioli è stato inserito tra le aree di competenza della "EU Agri-Food Fraud Network" (FFN) della Commissione Europea. Una relazione finale dell’operato avviato per l’anno in corso sarà presentata alla fine del 2023.

Tale azione si è resa necessaria in quanto il danno derivante dal traffico illecito di cani ha ormai raggiunto una portata davvero elevata. Si stima che addirittura un terzo delle frodi in UE derivi proprio dalle contravvenzioni in questo campo. E ne paghiamo tutti le conseguenze: dal proprietario, all’allevatore al fisco.

Traffico illegale cuccioli

I cuccioli di razza vanno acquistati solo da allevatori professionisti

I trafficanti acquistano cuccioli per circa 30-35 euro e li rivendono ai commercianti a un prezzo nettamente superiore, arrivando a superare i 1000 euro presso il consumatore finale. Ogni anno sono circa 8 milioni gli esemplari venduti in questo modo, per un valore totale di 1 miliardo di euro. Il guadagno avviene senza rispettare le norme igienico-sanitarie, il benessere dell’animale e incassando il tutto in nero. I cuccioli vengono messi sul mercato attraverso noti siti web di annunci o tramite social network, spesso spacciandoli per soggetti di razza. Si creano così forme di concorrenza sleale, illegittimo guadagno e maltrattamento animale.

Il consumatore ha la percezione di “fare un affare”: soggetti di valore apparentemente sani, commerciati però a un prezzo di molto inferiore rispetto a quello indicato dagli allevatori. Questi cuccioli però viaggiano in condizioni disumane per moltissimi chilometri, vengono tolti alla madre prima del tempo e sono accompagnati da documenti falsificati, anche a livello di vaccinazioni obbligatorie. Le patologie che sviluppano, anche a lungo termine, porteranno il consumatore a spese impreviste. Non solo, a causa dei traumi subiti potranno manifestarsi problemi comportamentali e disagi sia per il cane che per la famiglia adottiva.

È opportuno ricordare che per la legislazione italiana la vendita di cani proposti come “di razza”, senza che questa qualità sia attestata dal pedigree, è vietata dal Decreto Legislativo n. 529 del 30 dicembre 1992. Il certificato genealogico (o pedigree) garantisce che l’iscrizione del cane sia avvenuta secondo le procedure che scaturiscono direttamente dalla normativa emanata per decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Non si tratta quindi di un semplice attestato che accresce il valore dell’animale, ma della garanzia del lavoro svolto dall’allevatore.

Un allevatore si forma infatti non solo in merito alla riproduzione, ma anche alla genetica, alle patologie di razza, all’igiene. Proprio in tal senso ENCI e ANMVI hanno dato vita e promosso il Master Allevatore Cinofilo, affinché si possano ottenere soggetti sani e vengano sempre rispettate le indicazioni sul benessere. La selezione effettuata dal professionista garantisce cuccioli esenti da malattie ereditarie, sani ed equilibrati dal punto di vista del comportamento. Per questo è fondamentale rivolgersi sempre a strutture accreditate e riconosciute dall’ENCI. Inoltre, si suggerisce anche un confronto col proprio medico veterinario di fiducia, che saprà indirizzare correttamente.

Animal Health Law

Poiché i soggetti trafficati illegalmente non vengono nemmeno sottoposti ai controlli sanitari obbligatori, ne consegue un rischio anche per la salute pubblica: potrebbero infatti essere portatori anche di zoonosi. Si tratta quindi di un problema da risolversi con urgenza, intensificando i controlli in tutta la UE. Un primo passo sarà fornito dalla Animal Health Law, recentemente adottata anche in Italia, grazie alla quale tutti gli allevatori dovranno essere registrati in appositi albi e le movimentazioni di animali monitorate attraverso un sistema nazionale ed europeo. Chiaramente sarà necessaria la cooperazione da parte di tutti gli interessati, in particolare a livello della registrazione di tutti i soggetti in una unica banca dati.

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